Conoscere il cibo di Simona Oberto

Educazione alla salute

Fin da piccoli ci viene insegnato di tutto! Impariamo a leggere, scrivere, a fare di conto. Ci vengono insegnate la letteratura, la geografia, le scienze, la storia fino a quelle conoscenze specifiche che un giorno diventeranno le basi fondamentali della nostra cultura. Un grande bagaglio che ci permetterà, nella maggior parte dei casi, di scegliere la nostra vita professionale nonché di inserirci nella società e di crearci un nostro nucleo familiare, impostando un nostro “stile di vita”. 
A mio parere però manca un percorso di formazione importante: l’educazione alla salute! 
A nessuno di noi viene insegnato come prenderci cura di noi stessi, per permettere al nostro organismo di vivere al massimo delle sue prestazioni fisiche, organiche, metaboliche. Si parla poco di salute, perché siamo troppo concentrati sulla malattia e su come contrastarla. Io invece sono convinta che la strada giusta da intraprendere sia proprio quella della conoscenza e della consapevolezza che nel tempo ci permetteranno di fare sempre di più scelte di salute per noi e per i nostri figli. 
Allora qual è la giusta alimentazione, qual è il giusto approccio che dobbiamo avere con l’attività fisica, quanto effettivamente lo stress può influenzare il nostro equilibrio psicofisico, come possiamo proteggerci dagli inquinanti che sempre più spesso vengono introdotti nel nostro cibo, nella nostra acqua e nell’aria che respiriamo? 
Tutte domande a cui la maggior parte delle persone non riesce ad avere una risposta. 
Perché pur essendo molta l’informazione, non sempre è veritiera, corretta e libera dagli interessi economici. 
Come possiamo imparare a gestire la nostra salute? 
La prima cosa da fare è trasformare la “salute” da un concetto astratto a qualcosa di reale, oggettivo, possibile perché da millenni interi popoli con diverse culture e in diverse epoche storiche hanno lottato per riuscire e conquistarla e mantenerla. Pensate all’antica Grecia, esisteva una attenzione particolare nei confronti di tutto ciò che poteva garantire salute e benessere. Prendersi cura di sè stessi era un precetto fondamentale che veniva insegnato fin dalla giovanissima età e che permetteva di crescere con una condotta personale buona ed equilibrata. La salute era uno stile di vita! 
Il cibo, l’aria, l’acqua, i pensieri erano preservati, rispettati perché elementi della Natura indispensabili per la salute psicofisica. C’era cibo per il corpo e cibo per la mente! C’era la cura del corpo  e della mente! La persona era considerata un individuo unico, completo in grado di migliorarsi e crescere nella consapevolezza. 
Oggi giorno, pensateci, è ancora così? Direi proprio di no. C’è poca consapevolezza di ciò che effettivamente ci fa bene o al contrario ci danneggia.
Siamo passati da una visione della salute come di uno stato da mantenere attraverso una vita sana ed equilibrata a quella che ci fa vedere la salute come una forzata rimozione della malattia, troppo concentrati sull’organo malato piuttosto che sulla persona. 
Ci rendiamo conto che nel mondo industrializzato ci sono circa un miliardo di persone in sovrappeso e trecento milioni di esse sono obese? E che in tutta un’altra parte del mondo, un numero pressochè identico di individui soffre quotidianamente la fame, fino a morirne!? 
In entrambi i casi possiamo parlare di “malnutrizione”, da una parte per gli eccessi e dall’altra per carenze. 
Viviamo in un mondo di paradossi! In un mondo dove c’è qualcosa di sbagliato nella gestione globale della produzione e distribuzione del cibo! Il cibo non è più quella importante fonte di vita che è stato per millenni ma è diventato un prodotto industriale dietro il quale si nascondono logiche del profitto. 
Dobbiamo liberarci dagli eccessi in cui il consumismo ci trascina e diventare dei consumatori più liberi, meno esposti ai trucchi e alle pressioni del mercato, imparando a fare scelte di salute per noi e per chi verrà dopo di noi.