Raccontando Saluzzo di Gianni Neberti

Dai vecchi palchi alle moderne sedie

La storia del Teatro di Saluzzo prende il via il 16 maggio 1827, quando un gruppo di cittadini dà vita alla Società del Teatro. Il cammino è lungo ed è cadenzato da una serie di avvenimenti precisi, a cui fa da sfondo la storia cittadina. In quel 16 maggio 1827, davanti all’Intendente Giuseppe Belgrano ed al notaio Vincenzo Eandi, viene costituita la Società del Teatro, della quale farà parte anche l’amministrazione comunale. 
Sono sottoscritte 55 azioni per dar vita alla Società medesima. I soci, oltre al Comune, sono principalmente persone appartenenti alla borghesia locale. I nobili sono una netta minoranza. 
Saluzzo è così fra le prime principali città della provincia a dotarsi di una struttura teatrale, luogo di manifestazioni culturali, balli delle classi sociali di medio-alto lignaggio e biglietto da visita per le persone abbienti, proprietarie dei palchi. 
Il Teatro Sociale viene costruito in un palazzo situato nell’allora via Sant’Antonio, (l’odierna via Palazzo di Città), in contrada Porta Vacca, proprietà della Congregazione di Carità di Revello, fondatrice in seguito ad un legato, dell’Ospedale San Chiaffredo. La progettazione è affidata a Michele Borda,  regio architetto di Carlo Felice, autore  molte opere pubbliche della città e del Saluzzese, oltre che autore dei lavori di realizzazione  di due importanti residenze sabaude: i castelli di Govone ed Agliè. Il progetto, realizzato dal regio architetto, prevede che la nuova sala sia con tre ordini di palchi ed un loggione. Il sipario, a tempera su tela, dipinto dal pittore torinese Luigi Vacca, riproduce un particolare delle avventure di Griselda. 
Il Teatro Sociale viene aperto al pubblico ufficialmente il 26 aprile 1829. Ad inaugurare la secolare attività artistica è uno spettacolo, che prevede l’esecuzione della “Cenerentola” di Gioachino Rossini ed il ballo “Il Podestà burlato” del maestro Claudio Chouchoux. L’inaugurazione è fatta in grande stile. Interpreti della “Cenerentola” sono: la prima donna, Irene Cerioli; il basso comico, Carlo Poggiali; il primo tenore, Lodovico Sirletti; il basso cantante, Antonio Finaglia. 
Si susseguono negli anni vari lavori di sistemazione e di manutenzione straordinaria (il primo studio per elettrificare il teatro saluzzese è firmato da Galileo Ferraris).  Nel novembre 1931, la Società del Teatro decide, a grande maggioranza, di sciogliersi e di cedere la sala al Comune, compresi i debiti contratti dalla stessa. Soltanto a fine aprile del 1933, il Comune potrà disporre di tutto l’edificio. Da qui il cambio di denominazione: da Teatro Sociale a Teatro Civico. 
Una curiosità: negli anni fra il 1948 ed il 1949, fra le Autorità locali a cui viene assegnato un palco, vi è un funzionario degli Uffici finanziari della città, tal Walter Veltroni, nonno dell’ex-sindaco di Roma. 
Il 3 giugno 1949, la Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo visita il Teatro Civico e prescrive una serie di interventi atti a migliorare la precarietà del prestigioso edificio. Prendono corpo diverse proposte di miglioria. La più concreta è quella di trasformare la sala in un moderno Politeama, con una capacità complessiva di 750 posti, concepito con caratteristiche moderne, secondo i gusti predominanti di quegli anni. 
Alle ragioni tecniche ed economiche, se ne affianca una di ordine morale: “evitare che durante gli spettacoli cinematografici i palchi possano servire ad usi riservati”. È risaputo, infatti, che i palchi venivano sovente adoperati per incontri amorosi. 
Venerdì 23 dicembre 1950, il sipario si alza finalmente sul nuovo Politeama. Sono le immagini del film “L’Ereditiera”, premiato al Festival di Venezia e diretto da William Wyler, interpretato da Montgomery Clift ed Olivia De Havilland, a caratterizzare l’avvio della nuova stagione della sala saluzzese. Per evidenziare il clima di festa, la proiezione viene fatta precedere da un intrattenimento musicale. 
Si chiude così un capitolo importante nella vita teatrale cittadina. A partire dal lontano 1829 (anno dell’inaugurazione) fino alla serata di apertura del nuovo Politeama si sono succeduti grandi attori (Carlotta Marchionni, Gustavo Modena, Eleonora Duse , Ermete Zacconi, Annibale Ninchi, Gualtiero Tumiati, le sorelle Grammatica), altrettanti cantanti lirici, fra cui Lina Pagliughi e Giovanni Malipiero, interpreti di operette (Enrico Dezan) e di  riviste (Erminio Macario, Isa Bluette, Carlo Dapporto) e di compagnie amatoriali, fra cui i saluzzesi “Trenta Ragazzi in gamba”. 
Nei primi anni cinquanta, il Politeama, oltre alla preminente attività cinematografica, ha ospitato alcuni cantanti famosi, mentre alla fine degli anni settanta ha segnato la presenza di grandi compagnie teatrali, oltre alle tradizionali opere liriche, realizzate a Settembre. 
Anche il Politeama ha le sue traversie legate all’adeguamento strutturale. Un primo stop avviene nel 1982, quando la Commissione provinciale di vigilanza fa chiudere il locale per ragioni di sicurezza, prescrivendo una serie di interventi, che verranno successivamente realizzati, ed il locale, a metà degli anni ottanta potrà così riaprire. Sempre esigenze di adeguamento alle norme di sicurezza interromperanno l’attività del cinema teatro. Questa volta l’intervento sarà radicale e comporterà la trasformazione della sala. 
Il progetto, firmato dall’architetto napoletano Pasquale Miano, prevede il totale cambiamento del teatro con la riduzione di posti, decretata dai Vigili del fuoco, portandoli a 274. I lavori verranno inaugurati ufficialmente la serata di venerdì 20 luglio 2012, con un mini-convegno storico a cui farà seguito il concerto dell’orchestra del Teatro Regio di Torino, diretta dal primo violino, il maestro Serguei Galaktionov.  
Il 6 ottobre 2016 il Comune intitola, su proposta degli alunni dei due classi quinte della scuola primaria “Pivano”, il cinema teatro al soprano saluzzese Magda Olivero. Un concerto lirico, sotto la direzione del soprano Luciana Serra, nonché la realizzazione di una cartolina ricordo da parte del Circolo Filatelico “Bodoni” costituiscono la cornice ideale per la cerimonia di intitolazione.