Fermo immagine di Alberto Abbà

Canta che ti passa

Stanno costruendo una casa al termine della via. Ormai i muri e il tetto sono fatti: lo scheletro è pronto per essere riempito. Dall’interno arriva lo sferragliare di muratori al lavoro. In realtà ce n’è uno solo a quest’ora e canta. Non conosco la canzone, immagino sia di qualche decennio fa. O forse troppo recente. Ma la melodia abbinata a quella voce è piacevole e le parole che vengono fuori belle intonate raccontano di una storia d’amore complicata. Sentire le persone cantare durante il lavoro mette di buonumore. 
Quando da ragazzo si vendemmiava c’era sempre qualcuno a intonare e gli altri meno coraggiosi a seguire. Ad agosto, in mezzo ai filari di pesche e di pere, una giovane voce si faceva ascoltare più di altre e distraeva un poco da quel sole che mordeva e da quel prurito che arrossava la pelle. 
La storia ci ha tramandato un lavoro di schiene piegate nei campi e canti famosi nati a bagno nell’acqua del riso. 
Consiglio per l’estate: oltre a quelli che vanno per la maggiore, sul bere tanto, mangiare frutta e verdura, non uscire nelle ore più calde, indossare abiti chiari naturali e leggeri, direi di metterci anche qualche ritornello canticchiato qua e là.
In auto, sotto la doccia, in spiaggia, davanti ad un falò, sotto le stelle. Al termine di una cena fra amici. A messa per chi va. Al lavoro per chi può. Da soli senza giudici a dare voti oppure in allegra compagnia. Con o senza accompagnamento musicale. Di questi tempi, mi sa che fanno meglio all’organismo canzoni stonate accompagnate da un buon bicchiere che integratori e antidepressivi. 
Perché se è vero che si può cantare per i motivi più disparati, come diceva Francesco, “meno male che c’è sempre qualcuno che canta e la tristezza ce la fa passare se no la nostra vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare”.  
albiabba@libero.it