Saluzzo: Festa dei santi e commemorazione dei defunti

Saper gustare... questi giorni

La pasqua d’autunno
Il sostantivo «autunno» viene dal meraviglioso verbo latino “augere”, che significa aumentare, far crescere, portare frutto. Si tratta di un verbo amabile, che sta sotto anche ad altre parole importanti come autorità (la vera autorità fa portare frutto, aiuta gli altri a crescere) o autore (chi mette a frutto una capacità). L’autunno è stagione che abita un passaggio delicato. Priva degli eccessi dell’estate e dell’inverno, a differenza della primavera sa di maturo, di sapiente. Ci insegna la bellezza dei colori, la pacatezza dei climi e dei profumi, la ricchezza dei frutti maturi. Soprattutto ci fa intuire la vulnerabilità della vita, ci parla della sua fine. E ci dice che nel tempo del suo sfiorire, il vivente può offrire il suo oro più puro.
Santi e defunti
La liturgia risuona di questa sapiente consonanza con la natura. Con due feste che sono fisse sul calendario solare, i cristiani rivivono la grande festa di primavera lunare, la Pasqua del Signore che è il centro della fede.
Nella liturgia di Ognissanti i credenti del primo medioevo – epoca straordinaria per creatività e luce – sentirono il bisogno di rinnovare la fede nel tempo d’autunno. Come frutti della Pasqua, celebriamo l’infinità di donne e uomini che hanno accolto l’invito del Risorto e hanno portato a maturazione la loro santità.
Non sono eccezioni o campioni di cui ammirare le doti straordinarie, quanto piuttosto amici che ci invitano in modo possibile a far posto al Signore.
Il giorno dopo, tutta la comunità fa memoria di tutti i defunti. Essa si ritrova per la preghiera, più comunemente nel prezioso cimitero (“dormitorio”), dove essi riposano in attesa del grande risveglio nella vita eterna.
Racconti, immagini, profumi e gusti
Più che di concetti, queste solennità vivono nei loro codici non verbali antichi. Le famiglie visitano le tombe, che abbelliscono con i fiori e vegetali: l’orrenda plastica non sostituirà mai opportunamente lo spreco delicato e amoroso di un gesto d’amore floreale.
E poi si fanno i giri per quanto possibile, per visitare i cari disseminati nei vari cimiteri, ripercorrendo un pellegrinaggio d’identità e migrazioni. Le foto e le date rinnovano le vicende personali.
L’eucaristia ritrova il suo secondo luogo di nascita, dopo la casa e ben prima dell’invenzione della basilica: tra le tombe la Messa annuncia il mistero del Crocifisso e Risorto.
La sera, è sapiente il nucleo famigliare che sa scaldarsi dicendo il rosario e iniziando i piccoli al gusto delle castagne o dei dolci tipici di questi giorni. In qualsiasi punto mi trovi nel mio rapporto con la vita e la fede, questi giorni possono far tanto del bene.
Ma c’è ancora chi sa ancora dar fiducia a un rito sussurrato?