Saluzzo: Inizia il nuovo anno liturgico della Chiesa

Avvento: un tempo da gustare

Sempre più ansiosi
Le luci di Natale sono esposte sempre più in anticipo, persino in questo anno di bollette terrificanti. Forse ridotte, ma evidenti. Il messaggio (che funziona) è “ci sono le luci, hai già fatto le tue spese di Natale?”. E con questo messaggio, spesso si iniziano a diffondere i canti natalizi, le decorazioni in casa, gli spettacoli. Il giorno dopo Natale, poi, i simboli natalizi si volgono in sconti, congedando la festa nella corsa ad altri beni. Non è difficile cogliere che cosa questo ritmo di consumi comporti: la festa si fa fretta.

La liturgia umanizza
La festa cristiana ha invece un altro respiro, più antico, più umano, più lento. Si annuncia con simboli diversi (l’Avvento non è Natale, né le profezie sono canti natalizi), si celebra con solennità che è sobria, e poi si prolunga per tutto il tempo di Natale, fino alla diffusione del suo mistero in Epifania, Battesimo del Signore, manifestazione della sua potenza nei segni.
Per questo è bene saper gustare questo tempo di Avvento, aggiunto nei secoli dalla Chiesa, a imitazione della logica della Quaresima. Come per la quarantina pre-pasquale, così per le settimane che precedono la Manifestazione del Signore, il percorso è significativo.

Una doppia venuta: nella carne e alla fine.
Non si tratta quindi di una semplice premessa al Natale. L’Avvento è già a suo modo un sacramento, come lo chiama la liturgia. È decisivo rinnovare la memoria che l’incontro nella carne di Cristo era annunciato e fortemente desiderato da Dio e dall’uomo. I due amanti si trovano dopo essersi cercati. Questa attesa antica si specchia nella nostra attesa del secondo Avvento di Gesù, alla fine dei tempi. Per questo, iniziamo sempre con la celebrazione dell’attesa escatologica finale. Si spaventano coloro che non conoscono la misericordia di Dio, si consolano invece i poveri che ne hanno gustato il cuore.

La pietà popolare: la terza venuta
Nelle azioni tradizionali riscopriamo il valore umanizzante di questo tempo. Ci sono familiari le attività di solidarietà verso i poveri, i bambini e i nostri cari. Sentiamo in noi la spinta a divenir migliori, a vincere il peccato e il male in noi. Tra la prima venuta e l’ultima, infatti, si compie la venuta sempre attiva. Nessuno ha ancora raggiunto la pienezza di cuore, il mondo aspetta ancora.
“Questa speranza conosce un ritmo progressivo: ogni anno è nuova, perché mentre lascia dietro di sé le tappe raggiunte, si protende verso nuove mete”. (CEI, La preghiera del mattino e della sera p.2)

I segni da non perdere
Ricordiamo alcuni segni tradizionali che è bene salvare: una liturgia capace di silenzio, i canti liturgici che esprimono attesa, la “Corona d’Avvento”, il presepio e l’albero natalizio (che è un segno cristiano della “croce fiorita”, massicciamente presente nelle chiese cattoliche del Nord Europa cfr. Direttorio pietà popolare 109), il calendario d’Avvento per i bambini (e non solo), l’aspetto mariano riscoprendo la preghiera dell’Angelus, le confessioni in preparazione del Natale, i concerti spirituali.