Fermo immagine di Alberto Abbà

Non di solo cose brutte

Il pane che scrocchia, il caffè che borbotta, la Vespa che balbetta. Fare la scarpetta. 
La barbera con il formaggio stagionato, la birra fredda, i digestivi fatti in casa. Le briciole. 
L’alba su una vetta o di fronte al mare, il tramonto ovunque. I colori dei fiori, le verdure nell’orto, raccogliere la frutta dagli alberi. Le caramelle gommose. Il gelato alla nocciola. Il ghiacciolo al limone. Il tiramisù come dico io. Chi canta in auto o nei campi. Chi suona uno strumento. Chi usa matite e pennelli. Una frase che suona bene. La Marsiglia di Izzo, le langhe di Fenoglio, Stern e Levi di vita quotidiana. L’accappatoio di Conte, il cappotto di De Andrè, la tasca di Testa, la SevenUp di Guccini, i treni di Fossati. Muovere il piede a ritmo della musica. La tela del ragno. Le ali. Il rimbalzo di una pallina da ping pong. Correre. Stare nel bosco. Piantare un albero. La neve che scende. La pioggia sul tetto. Le gocce di rugiada sugli aghi di pino. Incantarsi di fronte ad un falò. Il calore del putagè. Ripensare ai nonni. Le ricette dei ricordi. L’odore di tabacco della pipa. Le castagne nei ricci. Il profumo del mosto in cantina e quello della torta di mele nel forno. Saper creare con le mani. Chi saluta per nome o dal finestrino. Chi ti fa passare davanti al supermercato perché “hai solo poca roba”. La gentilezza. I ragionamenti dei bambini, le mani dei vecchi. Le biglie di vetro, i maglioni di lana. La luce dell’abat jour. Il sorriso che accende un volto. Le spalle scoperte. I piedi nudi sul palquet di legno. Alzarsi sui pedali in bicicletta. Ricevere certi messaggi. Lo zaino in spalla con il pranzo dentro. Bere alla fontana. La doccia alla fine di certe giornate. Accarezzare pelle e corteccia. Poter scegliere. Lasciarsi andare. Tenersi per mano. Arrivare a piedi. Condividere bellezza. Prendersi cura.
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