Fermo immagine di Alberto Abbà

Dietro la fotografia

La ricordano tutti quell’immagine in bianco e nero. Falcone e Borsellino, seduti vicino, spalla contro spalla. Falcone nell’attimo in cui si gira sulla sua sinistra e abbassa un poco il viso. Sussurra qualcosa sorridendo nell’orecchio destro di Borsellino che si china a sua volta per raccogliere quella confidenza. Anche lui sorride, si vedono bene i denti sotto ai baffi curati. Un celebre scatto rubato a un convegno o nella pausa di una riunione. Quell’immagine ricorda due magistrati assassinati dalla mafia. Il loro coraggio, il loro lavoro ad ostacoli, il loro tempo scaduto. Ma dietro quella fotografia e quelle vite blindate in giacca e cravatta e sigarette, c’erano due uomini, con la loro vita, famiglia, pensieri, piccoli gesti quotidiani e abitudini personali.
Falcone collezionava papere di ogni tipo, che teneva ovunque. Diceva, per ricordarsi di non ripetere una figuraccia (una papera) fatta sul lavoro, da ragazzo.
Borsellino un giorno gliene rubò una dalla scrivania e la nascose nella cassaforte. 
Falcone arrabbiato trovò al suo posto un biglietto con su scritto: “Se la papera vuoi ritrovare cinquemilalire devi lasciare” e subito urlò “Paolo ridammi la papera!”.
Tutta l’ironia del mondo condensata in quel pizzino, che raccontava di un sequestro e della richiesta di un riscatto. 
Dietro quella fotografia si nasconde l’umanità di ogni vita, fatta di frammenti e miniature conosciute solamente da chi è più vicino. Davanti resta solamente quello che si fa vedere o si vuol vedere. 
Resta anche quel sorriso che alleggerisce un tempo di lavoro intenso, di paure, di battaglie per la legalità, di convinzioni su un futuro diverso. 
Forse proprio in quel preciso momento, fissato per sempre in uno scatto eterno, c’è la risposta del signor Giovanni alla richiesta di riscatto dell’amico Paolo.