Fermo immagine di Alberto Abbà

Chi siamo quando nessuno ci guarda

Una strada trafficata scivola verso la periferia nord. I lavori fatti lungo gli anni hanno provato a migliorare la viabilità, ma non il concetto del brutto e del bello. Qualche albero triste e coraggioso prova a resistere su fazzoletti d’erba che faticano a restare verdi. 
Resiste al nuovo che avanza anche una vecchia scritta sul muro: “Chi siamo quando nessuno ci guarda?”. Già. Chi siamo lontano dagli sguardi e dai ruoli che ogni giorno indossiamo? Più sinceri nei nostri difetti e con i nostri piccoli vizi? 
Nel chiuso di un appartamento in un momento solo nostro, meno attenti alla forma, al capello spettinato, alla maglia sformata. Meno precisi nell’apparecchiare una tavola, nel cucinare un piatto, nel dare la caccia al batuffolo di polvere che ad ogni soffio corre libero sul pavimento? 
Maniaci o gli sbadati di sempre?
Non canteremo mai di fronte a qualcuno, ma soli magari sì e forse quella canzone tremenda di uno che ti sta pure antipatico, che però ha quel motivetto che non ti molla.
Le reazioni ad un telegiornale, più ciniche e meno diplomatiche? Poi nel chiuso delle cabine elettorali quella X la mettiamo e facciamo vincere quello che nessuno ha votato.
Parliamo da soli? Con il gatto, con il cane, con le piante, con un poster? Con il computer?
Chi siamo quando corriamo la sera, in auto al mattino, nel bosco quando camminiamo? 
Dentro ad una stanza silenziosa, su un vagone da cui scendono tutti, l’attimo in cui occupiamo un bagno in un locale. A letto al buio. Inginocchiati in chiesa. 
Quando nessuno ci guarda, chi siamo? E quando qualcuno ci guarda? 
Quanto vale la differenza? Siamo più tristi, più felici o in pareggio?
Il sorriso stampato in quella fotografia sintetizza bene quel momento o è una luce prima accesa e subito dopo spenta? 
Dietro alle fotografie non si riesce più a leggere niente. Neanche davanti.
albiabba@libero.it