Fermo immagine di Alberto Abbà

Ricordi come spine

Mi capita fra le mani una fotografia targata anni novanta. Giornata in piscina. A quei tempi le gite lunghe dell’estate ragazzi erano Saluzzo o Paesana a fare due tuffi e le camminate per i boschi della collina, con pranzo al sacco direzione San Leone o Santa Cristina.
Una pettinatura buffa la mia, come sempre quando ci si rivede poco più che adolescenti. Al collo una catenina d’oro regalata e un fischietto sul petto nudo e magro.
Tengo e trattengo in un abbraccio due ragazzini vivaci. Quei sorrisi vispi raccontano di una tregua per lo stretto tempo necessario di uno scatto. Di lì a poco quella gioventù sarà nuovamente pronta a produrre energia, fra schizzi, corse, scherzi, urla.
Le punizioni degli animatori, a scimmiottare caserme mai frequentate, erano in fondo medagliette al valore che quei ragazzi si appuntavano fieri al petto, per vantarsi con i loro coetanei di essere in un certo modo considerati dai più grandi. 
Il contesto è arredato da boxer da bagno, ciabatte da mare, zaini che si usavano anche come cartelle per andare a scuola, magliette e asciugamani stesi sopra un prato.
Le fotografie fissano un attimo e lo rendono eterno negli occhi di chi guarda. 
Le fotografie non invecchiano, lo facciamo noi che le guardiamo tenendole fra due dita in una mano.
Bicio e Ale, sorridono in quel modo tutto loro all’obiettivo, ma sono fuggiti entrambi troppo presto a quell’abbraccio e a questa vita. 
Resta chi guarda quella foto, con una tenerezza rovinata da un gusto amaro. 
Resta chi guarda quella e mille altre foto rinchiuse in vecchi album e nei cassetti dei ricordi.
Il tempo che passa non cancella una mancanza e non fa trovare risposte a una domanda. 
In quei fiori freschi e colorati, che si alternano sotto una fotografia incorniciata nella pietra c’è un piccolo segno di tutto l’amore di chi resta, che continua. 
albiabba@libero.it