Saluzzo: Gianni Oliva racconta il passaggio dall'Italia fascista al Bel Paese democratico

Prospettive buie da una politica debole

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45 milioni di antifascisti? Non esattamente. 
È Gianni Oliva a raccontare storia e attualità, partendo dalla sua ultima pubblicazione, "45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il Ventennio", nella serata di venerdì 11 ottobre al Quartiere, ad un folto pubblico che ha avuto modo di ripercorrere grazie alle parole dello storico, il cammino dell'Italia prima Fascista e poi democratica.
«L’idea del libro è nata durante la campagna elettorale delle politiche 2022, da questa continua discussione polarizzata su Fascismo e Antifascismo – spiega Oliva –. Che dopo ottant’anni ci siano ancora polemiche legate a questa rappresentazione della storia, è imputabile anzitutto alla debolezza della nostra politica. I conti, nel 1945, non sono stati fatti. Occorre chiedersi: cos’è cambiato? Le leggi, la classe dirigente politica in linea di massima, ma tutto il resto? Prefetti, questori, magistrati, alti burocrati statali, professori, poteri finanziari e giornalisti, sono transitati da un periodo all’altro della Storia». 
Gli esempi che cita lo storico sono molteplici, da Gaetano Azzariti a Marcello Guida, o ancora Ciro Verdiani.
«Per far finta di aver vinto la guerra abbiamo raccontato (e ci siamo raccontati) tante cose. Quando nel ‘45 si è invertita la narrazione, immaginando di aver vinto la guerra, allora si è iniziato a parlare del Fascismo come ne parlava Croce, di regime autoritario e repressivo – prosegue Oliva –. E smettiamola di ripete che “Se il Fascismo non fosse entrato in guerra…”: se così fosse, non sarebbe stato il Fascismo, che sulla guerra e la violenza aveva costruito tutta la propria ideologia».
Non mancano poi i riferimenti al presente, con un’analisi della «mancanza di progetti della sinistra» e delle «prospettive buie di una politica, anche a livello mondiale, molto debole».