Saluzzo: Commemorare i defunti: condivisione di un rito

Ognissanti: una liturgia eterna

Santi e defunti: la Pasqua d’autunno
«Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli e dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti la Chiesa proclama la Pasqua del suo Signore».
Con queste parole, il giorno dell’Epifania, dopo la lettura del Vangelo, il celebrante annuncia le date delle feste dell’anno liturgico e la loro concatenazione. La liturgia dice dunque che celebrare i santi ed i defunti è proclamare la Pasqua del Signore. Che cosa significa?
La solennità di Ognissanti: una liturgia eterna
Le chiese orientali celebrano l’equivalente del giorno di Ognissanti in primavera, la domenica successiva alla Pentecoste. Si faceva anticamente così anche da noi: diventare santi è portare frutto dopo aver incontrato Gesù vivo.
In quella fase vivacissima per lo spirito umano che fu il primo medioevo, la chiesa d’Occidente decise di spostare questa festa in autunno. C’era da annunciare la luce all’umanità che legge la vita come attesa del buio eterno. E così nacque questo dittico Santi-Defunti. Perché anche per noi cattolici, la santità non è riservata ai personaggi riconosciuti e canonizzati, ma a moltissimi altri che hanno aperto il cuore allo Spirito.
Contempliamo dunque una moltitudine immensa di ogni lingua e nazione. Essi non sono solo nostri amici e intercessori: i santi sono presenti in ogni Eucaristia, formano il coro con gli angeli che dà dimensione cosmica ad ogni rito cristiano. Formiamo con loro l’unico corpo mistico di Cristo.
Il cattolicesimo ha bisogno di ritrovare questa dimensione eterna del tempo, in cui il passato delle vite dei santi e il futuro del Regno appaiono in ogni Eucaristia. I fratelli ortodossi per questo usano l’arte sacra non per narrare, ma con questo senso di contemporaneità liturgica: essi, vivi in Dio, stanno pregando con noi ora.
La commemorazione dei fedeli defunti, appartenere a un grande popolo
La chiesa non è solo quella che si vede. Essa è “cattolica” (universale) nel senso spaziale, perché diffusa tra le nazioni, ma anche in senso temporale.
C’è una chiesa futura e una chiesa che ci ha generato. I nostri defunti fanno parte di questa grande comunità che nel mistero di Dio è viva. Anche nella relazione con loro, noi siamo invitati a passare attraverso la fede pasquale.
Visitare i cimiteri, condividere tre le tombe e le foto la preghiera e l’eucaristia, pregare il rosario in casa tutti insieme è un’occasione molto preziosa per far memoria di chi ci ha amato e ha toccato la nostra vita. In questo modo, celebriamo il nostro essere parte di un cammino in cui abbiamo preso il testimone da qualcuno e lo passeremo ad altri.
La Chiesa cattolica, da quasi un secolo, si è dotata di ben tre formulari di messa per questo giorno, invitando a una preghiera molto abbondante in unione ai nostri defunti.
Un rito che ha preghiere, volti, fiori, visite, castagne, rosari
Nessuna catechesi e nessun discorso varranno mai, quanto il fatto di condividere negli anni questi momenti con famigliari, figli e nipoti.
Pregare in suffragio dei cari defunti, la visita ai vari cimiteri, magari raccontando ogni anno chi erano questi avi, prolungare la preghiera in casa (con le castagne!) trasmetterà loro la profondità delle loro radici.
Ed insegnerà un fondo di rassicurazione e speranza che nessun dialogo umano può sostituire.