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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Giovanni 2,1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro...    (...)

2ª TEMPO ORDINARIO (C)

La liturgia propone il brano di vangelo iniziando con l’ordinaria affermazione: “In quel tempo”. Se apriamo il testo di Giovanni, inizio del secondo capitolo, troviamo: “Il terzo giorno …”. Sappiamo che egli scrive per ultimo tra gli evangelisti, e non per aggiungere o correggere, ma per aiutare la Chiesa, ormai formata da alcuni decenni, a guardare e ascoltare Gesù come il Maestro che dà compimento a tutte le promesse del Padre, fin dall’inizio. Quindi, occorre ripercorrere tutto il cammino di Gesù con gli occhi e il cuore fissi sulla Sua morte e risurrezione. 
Dopo la testimonianza del Battista e la chiamata dei primi discepoli, ecco già “il terzo giorno”, perché ogni passo di sequela di Cristo è passo dentro lo Spirito della sua risurrezione. Molti i rimandi in questo primo “segno”, così lo chiama e non miracolo, all’ora ultima della Pasqua. È lo splendido e travolgente racconto di Cana. 
La “madre” non è chiamata per nome, come non lo sarà ai piedi della croce. È certamente Maria, ma è anche certamente la Chiesa. La salvezza è “festa”, come un banchetto nuziale. Lo annunciavano già i profeti, Isaia in particolare, ma era ed è facile dimenticarlo. Se Dio entra nella storia dell’umano non lo fa per appesantire di sacrifici e sofferenze i passi degli uomini. Eppure, il senso di inadeguatezza e l’incapacità di accogliere la gratuità dell’Amore, trasformano spesso la religione in norme pesanti, per “guadagnarsi” il cielo. Il “terzo giorno” inaugura una presenza di Dio nella festa dell’uomo, festa che l’uomo sempre ricerca, ma che da solo non sa organizzare e conservare. Maria, la madre abitata dal Signore, si accorge per prima e si fa interprete delle domande. È lei che raccoglie in sé le esigenze dell’uomo e gli “ordini” della Parola. Ci sono, poi le anfore di pietra vuote. Solo acqua posso portare, eppure Lui le vuole piene fino all’orlo. Quando le anfore della mia umanità, dura e povera, come la pietra e l’acqua, saranno offerte colme fino all’orlo, sarà Lui a trasformare questa povera acqua nel migliore dei vini, senza misura e senza alcun mio merito. E la festa riempirà la sala.
Forse così Giovanni ci dice che ora tocca alla Chiesa, la Madre di Gesù, fare la sua parte, perché il “vino nuovo” inebri i banchetti di festa degli uomini e delle donne del mondo.
Buona domenica.