Fermo immagine di Alberto Abbà

Essere esseri umani

Tutto si svolge in un istante. Quello che hai fatto prima non conta, quello che farai dopo, ancora non ha forma.
Conta quella scelta, coerente o meno con chi sei, precisa, immediata, a cui tocca manifestarsi in diretta, con un sì o con un no, senza diritto di replica.
Senza la possibilità di prendersi un tempo, senza poterne parlare con qualcuno, senza pesare tutti i pro e i contro.
In quell’attimo tutta l’umanità si svela, nonostante paure e conseguenze. Due esempi, fra mille.
La storia di quel pescatore, all’ombra dell’ultimo sole, con quella specie di sorriso, senza nome e cognome, a rappresentare quel mondo anonimo.
Di fronte all’assassino e ai suoi occhi colmi di paura, non perde tempo a guardarsi dentro e intorno, ma decide di versare il vino e spezzare il pane per chi aveva sete e fame.
Risponde presente ad una richiesta, concentrandosi su quell’unico gesto.
A rappresentare tutti quelli che un nome e un cognome invece ce l’hanno c’è Simone, quello di Cirene. 
Contadino, in una delle sue solite giornate a lavorare la terra. Sulla strada del rientro, assorto nella sua fatica quotidiana si imbatte nel corteo di Gesù diretto al Golgota, che debole e martoriato, fatica a portare la sua croce. Estraneo a tutto quello che l’uomo sofferente che ha di fronte rappresenta e sollecitato dai soldati, si fa carico per un pezzo di strada, di quel peso.
Un aiuto offerto, svanito poco dopo, il più delle volte senza alcuna parola di accompagnamento o sguardi testimoni.
Da fuori, nella comodità delle proprie posizioni, facile attribuire significati ed esprimere giudizi.
Starci dentro, in quell’attimo preciso, azzera tutto e restituisce il senso dell’umanità che Marco Mengoni ha inciso e riassunto nella frase di una sua canzone: “credo negli esseri umani che hanno coraggio, coraggio di essere umani”.  
albiabba@libero.it