Fermo immagine di Alberto Abbà

Ma che razza di umani

Prendi un sabato mattina di sole a Milano, in un teatro di periferia. Prendi una trentina di associazioni che si spendono sul territorio, fatte non solo di buone idee, ma di persone ed energia. Prendi una ventina di professionisti che in questo terzo settore hanno deciso di lavorare e di dedicare tempo e competenze.
Per cucinare un buon piatto non bastano gli ingredienti, servono mani in movimento e fantasia.
Gli chef Elena e Fabio sono anima e voce di una squadra giovane, affiatata e molto “umana”.
I Milano Non Profit Awards sono un premio, ma soprattutto l’occasione per rendere visibile il lavoro di realtà che operano per il bene comune. Fra ricerca e inclusione, navigando diritti e doveri, dedicandosi a cultura, sport e assistenza. Fra chi si prende cura di un luogo, della terra, degli animali. Fra chi realizza un bosco in città e chi non si arrende al gioco d’azzardo. Dialogando fra vecchie generazioni sedentarie e giovani erranti alla ricerca di uno spazio, anche per comunicare. 
Qualcuno ne ha fatto un mestiere, qualcuno una missione. Qualcuno ha trovato un senso strada facendo, qualcuno si è appena messo in cammino.
Si sfiorano numeri e si accarezzano storie. Si abbraccia la bellezza del donare, nelle sue varie forme. Si canta e si scherza.
Di questi tempi complicati fra minacce di guerre di prossimità e assurde necessità di armi, in cui interessi e dazi sono solo altri sinonimi di quella parte di mondo concentrata sempre e solo al soldo è difficile rispondere alla domanda: “ma che razza di umani siamo?” 
Preoccupati certo, un poco distratti a volte, ma sottovoce e visibile solo a chi guarda, c’è un’altra parte di mondo, che a quella domanda risponde con piccoli gesti quotidiani e che prova, nonostante tutto, a restare umana. Anche in un sabato (non lavorativo) nella gran Milan, rallentando, in attesa di un altro lunedì di corsa.