Nell’incontro dal titolo “Un patto tra umani e mondo vegetale per un futuro migliore” organizzato dal Fai domenica 10 novembre al Monastero della Stella di Saluzzo, nell’ambito della campagna #FAIperilclima, è intervenuta la professoressa Maria Lodovica Gullino. All’esperta abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione climatica.
Secondo lei, il riscaldamento globale dipende più dal motore meteorologico o dalle attività umane?
«Da sempre si assiste a cambiamenti del clima. Tuttavia nell'ultimo periodo, a partire dall'era industriale, le attività umane incidono in maniera significativa su questi cambiamenti. Se si osserva l'andamento delle temperature e delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, metano...) si assiste a una forte accelerazione, legate alle attività industriali, al trasporto, al riscaldamento. In una fase di forte crescita della popolazione e di cambiamento e aumento dei consumi nei paesi cosiddetti emergenti, le attività umane influiscono in maniera significativa sul cambiamento climatico. Con percentuali variabili nei diversi paesi, ma certamente molto elevate».
È possibile un equilibrio tra uomo e natura?
«Non solo è possibile ma è doveroso. Non si può immaginare un futuro senza un uso sostenibile delle risorse naturali. Questo non significa necessariamente un ritorno al passato, ma piuttosto un ricorso intelligente a tutte le tecnologie di cui oggi disponiamo per produrre, muoverci e vivere in modo più sostenibile. Cosa non semplice, che non si può realizzare in tempi brevissimi, che richiede l'impegno di tutti. In questo senso, ognuno di noi può dare un piccolo contributo in tutte le scelte e le azioni. Si deve anche capire che i costi della transizione ecologica non possono gravare solo su qualcuno.
Per quanto riguarda gli ambiti di mia competenza, va sottolineato che una delle poche eredità positive (se così si può dire) della pandemia da Covid-19 è una maggiore consapevolezza dell'importanza delle piante e del verde in generale. Oggi finalmente si comprende meglio il ruolo delle piante: quelle coltivate per fornire cibi e mangimi e quelle che abbelliscono le nostre città, rendendole più vivibili, soprattutto in un periodo di cambiamento climatico. L'Associazione weTree, che ho fondato con Ilaria Capua e Ilaria Borletti durante la pandemia, cerca proprio di dare un piccolo contributo in questo senso, con iniziative piccole ma significative. In collaborazione con le amministrazioni comunali mettiamo a dimora alberi, dedicandoli a donne che hanno avuto un impatto sulla società civile. L'abbiamo fatto anche a Saluzzo, dedicando un albero a Amalia Isasca. Il senso di questa iniziativa è sensibilizzare le persone».
Cosa può fare l'uomo per preservare l'equilibrio?
«Tutte le nostre azioni, nella nostra vita quotidiana (alimentazione, trasporti, vacanze, lavoro) incidono in modo significativo. E tutti siamo chiamati a dare un contributo, anche accettando i costi di alcune scelte. Per quanto riguarda il verde e l'ambiente, possiamo contribuire chiedendo città più verdi prima e poi rispettando l'ambiente e le piante. Anche i nostri consumi (dal cibo al vestiario) devono orientarsi verso scelte più consapevoli. Oggi le ricerche sul cambiamento climatico ci offrono dati e informazioni molto chiari. Dalla loro lettura non possono non derivare scelte equilibrate».
In che modo il clima influisce sulla vita e sulla salute dell'uomo?
«L'aumento della temperatura e della concentrazione dell'anidride carbonica influisce sulla vita di piante, animali e uomo. Assistiamo quotidianamente allo spostamento di parassiti, delle piante, degli animali e dell'uomo. Nuove malattie si diffondono. Milioni di persone sono costrette a spostarsi perché il cambiamento climatico rende non più coltivabili le regioni in cui vivono. Un ulteriore aumento della temperatura, previsto se non si prenderanno provvedimenti, renderà la vita di tutti noi molto complicata. Piante, animali, uomini, sono tutti interconnessi. Conviene a tutti noi fare qualcosa, senza perdere tempo. Ne va se non della nostra sopravvivenza, della qualità della nostra vita.
Io sono una persona concreta e ottimista per natura. Non occorre disperarsi, ma piuttosto, con la consapevolezza che non c'è più molto tempo da perdere, impegnarsi perché tutte le tecnologie di cui oggi disponiamo vengano utilizzate al meglio per permettere a una popolazione, comunque, in crescita, di vivere dignitosamente».
In foto, Maria Lodovica Gullino
L'intervista sul Corriere di Saluzzo di giovedì 28 novembre